Ada Patrizia Fiorillo - Associazione Peschi

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Ada Patrizia Fiorillo

 


Per Umberto Peschi, semplicemente
Ci sono pagine della nostra vita che il tempo, gli eventi, quella strana condizione che potrebbe definirsi la corsa del vivere, sembrano offuscare al tratteggio della memoria. Li crediamo superate o, forse solo, relegate ad un momento di passaggio come se tutto quello che man mano è sopraggiunto avesse agito da spugna a cancellarne i segni. Poi in realtà basta una frase, un nome, una sollecitazione perché esse acquistino il sapore di un ricordo vivido al quale riusciamo subito a riconoscere il valore che gli è proprio. È un segmento certo a riaffiorare con la concretezza però di far parte dell'esperienza del vissuto, del suo graduale arricchimento. E quanto si è verificato nel momento in cui l'amico Silvio Craia mi ha invitato scrivere poche righe in ricordo di Umberto Peschi. Una testimonianza, mi ha specificato, per rendere insieme a quella di altri che lo hanno conosciuto, un omaggio allo scultore maceratese scomparso circa dieci anni fa. Pensare ad Umberto, seguendo il filo di quel richiamo che la mente fa, è per me riandare alla metà degli anni ottanta, a quei primi passi svolti nel mondo della critica, per i quali una palestra è stato proprio l'incontro con le Marche. Dapprima è stato con Ripe S. Ginesio, poi con Treia in occasione delle mostre curate, con Bignardi e Del Gobbo, dal 1987 all'89 nel perimetro del suo caratteristico centro storico e naturalmente
con Macerata dove esperienza significativa è stata la catalogazione e sistemazione delle opere di proprietà della Pinacoteca Civica. Un lasso di tempo che, ad intervalli, si è protratto fino ai primi anni novanta durante il corso dei quali la conoscenza di Umberto, del suo lavoro e della sua esperienza umana, è maturata. Una conoscenza che sulle prime a Ripe, ricordo, siglata dai caratteri della formalità. Peschi era tra il gruppo degli artisti di Macerata, il veterano, lo scultore accreditato già da una sua lunga storia, una figura che mi era sembrata all'inizio un po' burbera, o forse più imprendibile. Un'aura che le occasioni di frequentazione di quei luoghi avevano dissipato sfociando nell' apprezzamento e nella stima reciproca ed in una amicizia fatta, a suo modo, di segnali sottili, di scarse parole. Oggi il ricordo che preme, ripensando alla sua figura, è legato in particolare a due episodi: la visita al suo studio ed un incontro conviviale in occasione di una mostra che aveva portato giù sulla costa d' Amalfi il gruppo più compatto dei maceratesi tra i quali Peschi, Craia, Tulli, Del Bianco. L'accesso, dopo una ripida scalinata, alla casa-studio nel centro di Macerata, mi aveva aiutato a delineare la sua personalità di artista, il rigore delle sue idee progettuali, la febbrile vivacità del suo essere sperimentatore di materiali, modellatore o come amava definirsi" artigiano" di forme sempre pensate in rapporto alla loro valenza nello spazio. Non una parola di più che non fosse legata al lavoro, quasi a sottolineare quella manifesta riservatezza rispetto alla sua vita privata. Una riservatezza che Peschi aveva sciolto proprio intorno a quel tavolo di ristorante qualche tempo dopo, quasi che il contesto seduttivo della nostra costa lo avesse spronato a rompere il velo della sua corteccia, spingendolo a lasciarsi andare alla narrazione di piccoli. episodi del privato raccontati non senza una dose di ironia. Credo che sia stato quello uno degli ultimi incontri. Un'occasione che me ne aveva svelato un volto nuovo, lasciandomi impressi il sorriso bonario, l'amabilità dei suoi modi e quell'aria divertita di fanciullo che aveva amato giocare con le forme e con la vita.

Ada Patrizia Fiorillo

(Dal catalogo Costantinopoli 107° - Retrospettiva omaggio a Umberto Peschi, con interventi di Bignardi, Binni, Crispolti, Del Gobbo, Ferretti, Fiorillo, Toniato)

 
 
 
 
 
 
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