Il concetto viene replicato in senso sociologico, esistenziale, filosofico, ontologico, e la visione che ne esce è sempre originale, anticonformista, stimolante. Da questa intelligenza non deriva solo una evoluzione artistica personale, essenzialmente applicata alla pittura, ma anche un eclettismo di fondo e una sorprendente capacità di analisi e relazione. I libri che Biggi pubblica sono anche la spiegazione delle sue opere, e delle scelte che hanno portato ad esse. Se si fa caso egli non scrive mai direttamente della sua pittura, ma ne fa intuire gli orientamenti in modo indiretto,sorprendente, musicale, poetico. Le apparenti momentanee antinomie sono dovute a una volontà di sperimentazione delle sue stesse possibilità dialettiche, e a un’ innata, divertente, brillantissima ironia. Dunque l’astrazione come campo unico di ricerca, e l’invenzione come presupposto di novità e avventura.
La battaglia contro i luoghi comuni si è mano a mano radicalizzata in Biggi e lo ha portato ad essere polemista stoico. Giudicare la verità attraverso il paradosso; trovare la direzione osservando il verso dello sbandamento. Fare ginnastica mentale: in fondo, cos’è la ginnastica se non l’esercizio di movimenti anomali, del portare muscoli ed energie dove altrimenti non andrebbero, per esercitarli con metodo attraverso un criterio non solo conservativo, ma migliorativo?
L’accostamento simultaneo di tempi, luoghi e situazioni differenti, la loro messa a confronto, è il segreto della suspense che le sue pagine riescono a suscitare. Biggi non è uno storico, non ci tiene a proporsi come tale, anzi, finge di rifuggire il metodo e l’ordine costituito; la sua visione è meta-temporale, meta-geografica e meta-storica. Ed è cosi che le cose si capiscono e si riescono a spiegare con chiarezza!
La sua personale lezione, oltre che dalla intelligenza intuitiva e dalla innata originalità, deriva dalla sua tenuta, dalla sua fede, dal suo amore per l’arte; da una vocazione ferma, esercitata in senso teorico e sperimentale, con le argomentazioni, ma anche attuata nelle opere, indefessamente, sino ai suoi ultimi giorni.
Mai disposto a recedere dalle sue convinzioni, mai a scendere a compromessi conciliatori, edificanti per dovere di cordialità, mantenendo dritta la barra della sua vocazione etica, con cipiglio, severità, quasi con scontrosità, ma, in fondo, con la coerenza di autentico artista e vero intellettuale dell’arte.
La capacità di essere costantemente presente nel mondo dell’arte, di saperne valutare le infinite problematiche, di trarne spiegazioni e proposte: è stato il suo fondamentale magistero.
Lucio Del Gobbo